Il Consorzio di tutela del Denominazione di Origine Colli di Conegliano, pur essendo stato istituito di recente, nel 1998 affonda solide radici nella grande e antica tradizione degli altri vini delle colline trevigiane, in particolare della sinistra Piave. La zona a Denominazione Colli di Conegliano comprende i territori collinari dei comuni di Cappella Maggiore, Cison di Valmarino, Colle Umberto, Conegliano, Cordignano, Farra di Soligo, Fregona, Follina, Miane, Pieve di Soligo, Refrontolo, Revine Lago, San Fior, San Pietro di Feletto, San Vendemmiano, Sarmede, Susegana, Tarzo, Vidor, Vittorio Veneto. In questa zona viene valorizzata una viticoltura dal famoso passato, che ha saputo evolversi con intelligenza e capacità difendendo, nello stesso tempo, alcune produzioni locali. In questo modo è stato possibile salvare e promuovere alcune particolarità enoiche di assoluto pregio ed è stata offerta l’opportunità per premiare quel capolavoro del professor Luigi Manzoni, già preside della Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, che è l’ormai famoso vino bianco ottenuto in un campo sperimentale.
I vini a Denominazione di Origine Colli di Conegliano nascono dal sapiente uvaggio del prodotto più prestigioso e di qualità coltivato sulle colline nei dintorni di Conegliano. Si tratta di autentiche rarità, prodotte in quantitativi limitati, vini d’élite che costituiscono orgoglio e vanto della viticoltura e dell’enologia trevigiana. Il Colli di Conegliano Bianco è ottenuto da uve di Incrocio Manzoni e da Pinot Bianco e/o Chardonnay e possono concorrere in minima percentuale anche uve provenienti da vitigni Sauvignon e Riesling Renano. L’uvaggio speciale non ne permette la presentazione al consumo prima dell’aprile dell’annata successiva alla vendemmia. Il Colli di Conegliano Rosso è frutto di un uvaggio con Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Marzemino e Merlot (quest’ultimo non può superare il 40%) ed eventualmente anche il Manzoni 2.15 e/o Refosco p.r. È un vino dal carattere spiccato, immesso al consumo solo dopo almeno due anni di invecchiamento - tre anni per il Rosso Riserva - di cui sei mesi in botti di legno (dodici mesi per il Rosso Riserva) e tre mesi di affinamento in bottiglia. Il Torchiato di Fregona è patrimonio culturale ed ambientale legato al territorio e alla cultura del paese di Fregona, un ambiente naturale che contribuisce a creare la diversità e unicità di questo vino. Si ottiene dalle uve bianche di Glera, Verdiso e Boschera unite nelle proporzioni minime del 30%, del 20% e del 25% - è ammessa l’aggiunta fino al 15% di uve bianche non aromatiche di Treviso - uvaggio che conferisce al vino peculiari caratteristiche organolettiche. Le uve appena raccolte vengono messe ad appassire appese alle travi delle soffitte oppure distese in locali asciutti esposti al sole, affinché non ammuffiscano. La durata dell’appassimento può variare a seconda della densità zuccherina che si vuol ottenere. La spremitura si effettua nella settimana che precede la Pasqua: l’uva appassita sgranata, versata in una tinozza, viene schiacciata con la “becanela”, un corto cilindro di legno con due manici. Il mosto viene torchiato e il residuo, ancora battuto, poi nuovamente torchiato e così per più volte. Il liquido ottenuto si fa fermentare in botticelle di rovere o di castagno tenute scolme affinché il vino si ossidi a contatto con l’aria. Il 2 d’agosto, il rito dell’assaggio del nuovo Torchiato che, travasato in altre botticelle viene tenuto a maturare fino alla Pasqua dell’anno successivo. Il Refrontolo Passito è ottenuto dal Marzemino e prodotto in una zona molto limitata, Il disciplinare ne individua l’origine nei territori dei comuni di Refrontolo, Pieve di Soligo e San Pietro di Feletto. L’uva vendemmiata in ottobre viene tenuta sui graticci fino alla settimana di Natale, fino a portarla ad un titolo alcolometrico potenziale minimo non inferiore a 14 gradi; poi viene vinificata. Il vino può essere messo a maturare in piccole botti di legno con travasi mensili fino a farlo diventare limpido. Il Refrontolo Passito non può essere immesso al consumo se non dopo un affinamento di almeno tre mesi in bottiglia. Il Refrontolo, invece, deve rimanere almeno dodici mesi in botti di legno con un invecchiamento di almeno due anni.
Insieme con il Manzoni Bianco, il clone più famoso tra quelli messi a punto dal prof. Luigi Manzoni negli anni Trenta, gli altri vini autoctoni della D.O.C.G. Colli di Conegliano sono il Marzemino e la Boschera. Le origini del Marzemino si perdono nella notte dei tempi. Pare che l’omonimo vitigno si sia diffuso, per opera dei coloni romani, in Carinzia, e che da questa zona la coltivazione si sia estesa nelle regioni venete. Nel secolo XV il Marzemino era conosciuto in tutta l’area Padana e nel Friuli; nella valle dell’Adige fu introdotto dalle milizie della Repubblica di Venezia nel periodo della sua massima espansione. Era conosciuto con diversi nomi locali: Marzemina, Bergemino, Berzemino, Barzemin, Marzemino. Nei secoli successivi, dalla Vallagarina il Marzemino raggiungeva le corti di Innsbruck e di Vienna. Oggi molte varietà di questo vitigno sono scomparse, specialmente a seguito di forti attacchi di “oidio” e sono rimaste le selezioni migliori alla base del vino amabile frizzante nel trevigiano, nella zona di Refrontolo, dove le uve vengono appassite sui graticci fino a Natale. Qui si coltiva la vite da anni avverte un cartello all’inizio del paese di Refrontolo, qui, in passato venivano a rifornirsi Dogi e Papi. La Boschera, vitigno coltivato da secoli nella zona nelle quote alte a ridosso dei boschi, produce poca uva ma, per la sua acidità, contribuisce a dare corpo al Torchiato. Gli acini hanno una scorza dura e puntinata, un sapore fruttato e una marcata acidità. Da 100 chilogrammi di uva si ottengono 20 litri di vino passito. Con tutta probabilità i contadini fregonesi hanno scelto la vinificazione ritardata di uve passite proprio a causa della acidicità di questa uva che altrimenti dava un vino povero e facilmente deperibile.
Colore: giallo paglierino;
Profumo: vinoso, con gradevole profumo aromatico caratteristico;
Sapore: secco, sapido, fine, vellutato, Titolo alcolometrico vol. tot. min: 11% vol.;
Abbinamenti: antipasti, primi piatti, carni bianche e pesce: Note particolari: l’uvaggio speciale non ne permette la presentazione al consumo prima dell’aprile dell’annata successiva alla vendemmia.
Colore: giallo dorato carico;
Profumo: intenso, caratteristico, di miele d’acacia o di tiglio;
Sapore: da secco a dolce, rotondo, pieno, persistente, Titolo alcolometrico vol. tot. min: 16% vol, di cui svolto almeno 14%;
Abbinamenti: dolci e biscotti secchi, formaggi erborinati e piccanti;
Note particolari: è chiamato anche Vin Santo.
Colore: rosso rubino, tendente al granato;
Profumo: vinoso, caratteristico, mediamente erbaceo, gradevole, più intenso se invecchiato;
Sapore: asciutto, sapido, di corpo, armonico, giustamente tannico, Titolo alcolometrico vol. tot. min: 12% vol.;
Abbinamenti: vino da meditazione, ideale con carni rosse e selvaggina: Note particolari: è immesso al consumo solo dopo almeno due anni di invecchiamento, di cui sei mesi in botti di legno e tre mesi di affinamento in bottiglia.
Colore: rosso rubino intenso;
Profumo: vinoso, gradevole, delicato, caratteristico, con note di mora di rovo e di marasca;
Sapore: amabile o talvolta leggermente dolce, vellutato, di corpo, armonico, sapido, talvolta vivace, Titolo alcolometrico vol. tot. min: 12% vol.;
Abbinamenti: è un vino da intrattenimento, ideale con i dessert: Note particolari: non può essere immesso al consumo se non dopo un affinamento di almeno tre mesi in bottiglia.